Rosso
scarlatto
Non è chino il tuo
pennello
né di china la tua
penna ad inchiostro,
ma è vena del tuo
polso!
Blu di cielo, rosso
scarlatto
al tuo tramonto.
E’ un dono all’arida
terra
che distende l’emozione
viva;
ai sospiri, che
incidono
nell’intimo l’amabile
tempo
del nostro esistere.
La muta farfalla
Come
farfalla volerei libera,
sarei
una delle tante variopinte,
ma
d’autore.
Anche
se la mia vita fosse breve,
io
vivrei come essenza
di
quell’attimo volare,
leggiadra
nel vento,
facendomi
incantare
per
poi adagiarmi
su
di un fiore gentile
e
ammirare il tramonto senza parlare.
Il canto dei lupi
Ora
come allora, spirea purpurea
nel
lento tramonto gocce di stelle
cadono
nella notte fonda.
Fra
il sipario la luna abbonda
di
luce eterea,
mentre
l’ululare dei lupi
inneggia
alla sovrana luna,
il
canto dell’eterno mistero.
Equilibri
Equilibri
disciolti
nel
tempo del passato,
nel
battito di un tramonto:
lezioso...
Nell’attesa,
di stupirmi ancora
ai
quotidiani, equilibri
impercettibili.
Come un’orchidea
Vorrei
essere un’orchidea,
quale
fiore più perfetto,
unico
nelle sue forme scultoree,
degno
del Dio della Genesi.
Le
sue raffinate, variopinte
e
serene sfumature fanno sognare...
è
il fiore di ogni tempo.
Quell’esile
magia intrappolata
passa
attraverso le avide pupille,
lasciando
le emozioni delle favole.
Al vento applaude
Io
dietro i vetri e il mondo
l’ho
chiuso fuori.
Fuori
c’è ancora sole,
luce
degli occhi miei.
Fuori
le foglie danzano
una
musica che non c’è,
ma
nella verde foglia,
al
vento applaude,
fiera
di un autunno scalzo di noia
e
i miseri pensieri vaganti
dell’estate
torrida, schiva, solitaria,
nell’alba
buia appare una luce.
I minuti scorrono
Gente
che va e viene nella stazione,
odori
ferrosi, nei binari rumorosi.
Abbracci,
sorrisi tra le coccole,
il
tempo scorre nel rumore di un treno
che
ti porterà via, lontano,
chissà
dove:
contando
i minuti che scorrono
tra
gli sguardi e le mute parole,
raccontando
chissà quale storia perduta,
o
mai conquistata.
Ma
ora sono sveglia da quella sera,
ho
lasciato il mio battito nel cuore di un binario.
Respirando ancora
Se
trovassi una ragione per capire,
riuscendo
a camminare su quei fili sottili,
senza
perdere mai l’equilibrio.
Se
trovassi una ragione per comprendere
quel
disperato desidero d’amore
o
di un semplice abbraccio:
dimenticando
quelle inutili ostilità
che
ci allontanano.
Pur
vivendo quegl’attimi vuoti,
nei
confusi ricordi dell’adolescenza,
spendendo
una parola senza rimpianti.
Pur
trovando il significato
al
di là dei pensieri segreti
e
comprendere gli sguardi,
nella
sua più completa essenza,
trattenendo
una lacrima,
tenendo
quegl’attimi lontani dal cuore
per
non ferirsi, per non farsi del male.
Ma
dentro è già accaduto qualcosa d’inspiegabile,
una
disperata voglia di tenerezza,
un’instancabile
voglia d’amore.
Dove
mi porterà questa inutile corsa contro vento,
se
poi non mi condurrà in quella strada,
dove
tempo fa mi sono persa, fra le rose spinose,
ferendomi,
non sentendo dolore.
Ma
forse ero già arrivata, senza rendermi conto
del
tempo che è passato, respirando ancora,
amando
i ricordi rimasti nell’aria
e
tanta voglia d’amore,
di
vivere e di sperare.
La mia stessa materia
Non
sai nulla di me, come non sai nulla
di
un rigoglio di rosa,
tu
mi guardi soltanto,
e
perdutamente
il
tuo sguardo d’arcano,
pone
distanze irraggiungibili,
eppure
sono lì, sono un rigoglio
di
rosa rossa e i miei petali
sono
vellutati di tenerezza,
che
rigogliosa ama
in
ogni tempo, in ogni stagione,
la
mia stessa materia.
Lusingati
Lusingati
nella mia giovinezza,
nel
fiume che sgorga dai miei occhi,
che
tu accogli sulle tue dita, come rugiada,
mentre
accarezzi le mie guance da musa,
dove
ti perdi, dentro una gloria celeste,
che
si divide nel silenzio del cielo,
perché
i tuoi occhi amano, ogni mia visione
che
tocca, qualunque tuo pensiero.
I deserti della solitudine
E’
bello sapere che tra le distanze
esiste
un ponte che unisce l’amore,
dove
la distanza parla un’altra lingua,
un
linguaggio, che già conosce il silenzio dei fiori.
Quel
vocio inarrestabile di radice scava
una
voragine e affonda violenta,
germinando
ovunque ti trovi
e
tu cammini, svuotata, dentro un turbinio
di
passione, che non mendica
mai
nei deserti della solitudine.
Sotto una luna accesa
Lontana
è la mia terra, il vento trascina
l’essenza
del suo profumo,
sento
l’aridità delle sue crepe, che bramano
ancora,
le acque del Nilo,
ma
il suo grembo si è arreso,
l’ultimo
cordone reciso
e
di quei cocci, rimane
l’impronta
del mio breve passo,
del
tuo senso d’abbandono,
sotto
una luna accesa.
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