martedì 4 settembre 2012

1) Silloge: dodici brani di lirica poetica.


Rosso scarlatto



Non è chino il tuo pennello
né di china la tua penna ad inchiostro,

ma è vena del tuo polso!
Blu di cielo, rosso scarlatto

al tuo tramonto.
E’ un dono all’arida terra

che distende l’emozione viva;
ai sospiri, che incidono

nell’intimo l’amabile tempo
del nostro esistere.




La muta farfalla




Come farfalla volerei libera,
sarei una delle tante variopinte,
ma d’autore.

Anche se la mia vita fosse breve,
io vivrei come essenza

di quell’attimo volare,
leggiadra nel vento,

facendomi incantare
per poi adagiarmi

su di un fiore gentile
e ammirare il tramonto senza parlare.



 

Il canto dei lupi




Ora come allora, spirea purpurea
nel lento tramonto gocce di stelle
cadono nella notte fonda.

Fra il sipario la luna abbonda
di luce eterea,
mentre l’ululare dei lupi

inneggia alla sovrana luna,
il canto dell’eterno mistero.




 

Equilibri




Equilibri disciolti
nel tempo del passato,

nel battito di un tramonto:
lezioso...

Nell’attesa, di stupirmi ancora
ai quotidiani, equilibri
impercettibili.




 

Come un’orchidea




Vorrei essere un’orchidea,
quale fiore più perfetto,

unico nelle sue forme scultoree,
degno del Dio della Genesi.

Le sue raffinate, variopinte
e serene sfumature fanno sognare...

è il fiore di ogni tempo.
Quell’esile magia intrappolata

passa attraverso le avide pupille,
lasciando le emozioni delle favole.





 

Al vento applaude




Io dietro i vetri e il mondo
l’ho chiuso fuori.

Fuori c’è ancora sole,
luce degli occhi miei.

Fuori le foglie danzano
una musica che non c’è,

ma nella verde foglia,
al vento applaude,

fiera di un autunno scalzo di noia
e i miseri pensieri vaganti

dell’estate torrida, schiva, solitaria,
nell’alba buia appare una luce.




 

I minuti scorrono




Gente che va e viene nella stazione,
odori ferrosi, nei binari rumorosi.

Abbracci, sorrisi tra le coccole,
il tempo scorre nel rumore di un treno

che ti porterà via, lontano,
chissà dove:

contando i minuti che scorrono
tra gli sguardi e le mute parole,

raccontando chissà quale storia perduta,
o mai conquistata.

Ma ora sono sveglia da quella sera,
ho lasciato il mio battito nel cuore di un binario.





 

Respirando ancora




Se trovassi una ragione per capire,
riuscendo a camminare su quei fili sottili,
senza perdere mai l’equilibrio.

Se trovassi una ragione per comprendere
quel disperato desidero d’amore

o di un semplice abbraccio:
dimenticando quelle inutili ostilità

che ci allontanano.
Pur vivendo quegl’attimi vuoti,

nei confusi ricordi dell’adolescenza,
spendendo una parola senza rimpianti.

Pur trovando il significato
al di là dei pensieri segreti

e comprendere gli sguardi,
nella sua più completa essenza, 
 
trattenendo una lacrima,
tenendo quegl’attimi lontani dal cuore
per non ferirsi, per non farsi del male.

Ma dentro è già accaduto qualcosa d’inspiegabile,
una disperata voglia di tenerezza,

un’instancabile voglia d’amore.
Dove mi porterà questa inutile corsa contro vento,

se poi non mi condurrà in quella strada,
dove tempo fa mi sono persa, fra le rose spinose,

ferendomi, non sentendo dolore.
Ma forse ero già arrivata, senza rendermi conto

del tempo che è passato, respirando ancora,
amando i ricordi rimasti nell’aria

e tanta voglia d’amore,
di vivere e di sperare.




 

La mia stessa materia




Non sai nulla di me, come non sai nulla
di un rigoglio di rosa,

tu mi guardi soltanto,
e perdutamente

il tuo sguardo d’arcano,
pone distanze irraggiungibili,

eppure sono lì, sono un rigoglio
di rosa rossa e i miei petali

sono vellutati di tenerezza,
che rigogliosa ama

in ogni tempo, in ogni stagione,
la mia stessa materia.




 

Lusingati




Lusingati nella mia giovinezza,
nel fiume che sgorga dai miei occhi,

che tu accogli sulle tue dita, come rugiada,
mentre accarezzi le mie guance da musa,

dove ti perdi, dentro una gloria celeste,
che si divide nel silenzio del cielo,

perché i tuoi occhi amano, ogni mia visione
che tocca, qualunque tuo pensiero.





 

I deserti della solitudine




E’ bello sapere che tra le distanze
esiste un ponte che unisce l’amore,

dove la distanza parla un’altra lingua,
un linguaggio, che già conosce il silenzio dei fiori.

Quel vocio inarrestabile di radice scava
una voragine e affonda violenta,

germinando ovunque ti trovi
e tu cammini, svuotata, dentro un turbinio

di passione, che non mendica
mai nei deserti della solitudine.





 

Sotto una luna accesa



Lontana è la mia terra, il vento trascina
l’essenza del suo profumo,

sento l’aridità delle sue crepe, che bramano
ancora, le acque del Nilo,

ma il suo grembo si è arreso,
l’ultimo cordone reciso

e di quei cocci, rimane
l’impronta del mio breve passo,

del tuo senso d’abbandono,
sotto una luna accesa.



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